Il metodo educativo scout permette di offrire degli strumenti pedagogici che sono stati sperimentati in tutto il mondo e che, ovunque, si sono dimostrati efficaci per la trasmissione di valori e per la formazione di futuri cittadini responsabili, che sanno effettuare delle scelte e che sono in grado di condurre la propria vita secondo principi di rispetto reciproco, fratellanza e impegno personale.
Ideato da lord Baden Powell all’inizio del 1900, il metodo scout non è altro che un “allenamento” alla vita comunitaria, all’aria aperta, condividendo giochi ed avventure in gruppo con altri ragazzi e ragazze sulla base di valori universali condivisi, che permette di sviluppare competenze necessari alla vita quotidiana.
Il CNGEI, associazione membro della Federazione Italiana dello Scautismo (FIS) e riconosciuta dagli organismi internazionali del movimento scout, ovvero dall’Organizzazione del Movimento Scout (WOSM) e dall’Associazione Mondiale delle Guide e delle Esploratrici (WAGGGS), applica il metodo originale del fondatore adattato alla realtà italiana dei giorni nostri, con profitto ed ottimi risultati dal 1913.
Ma cos’è esattamente il metodo scout?
Il metodo scout è un sistema di autoeducazione progressiva; che si sviluppa attraverso tre concetti fondamentali:
Legge e Promessa – sono strumenti con forte valore educativo che esprimono i principi fondamentali dello scautismo. Costituiscono la base valoriale delle attività associative ispirazione per una vita verso l’età adulta. Attraverso di essi i/le giovani si impegnano in maniera personale e volontaria di fronte agli altri a rispettare, al meglio delle proprie capacità, un ben definito e positivo codice di comportamento. Essi si impegnano nel dovere verso gli altri e la comunità in cui si vive, nel dovere verso sé stessi ovvero il miglioramento e l’ampliamento delle proprie capacità e possibilità di azione, nel dovere verso una crescita spirituale autonoma e profonda.
Imparare facendo – è il concetto di educazione attiva (“learning by doing”): nello scautismo ogni ragazzo/a apprende per mezzo di un coinvolgimento diretto che passa attraverso l’osservazione, la messa in pratica, la creatività, la sperimentazione e l’attività personale.
Appartenenza ad un gruppo di pari– il piccolo gruppo è l’ambiente ideale per l’integrazione dei/delle giovani nella vita sociale. In esso si può facilmente ottenere la completa conoscenza degli altri e la mutua considerazione all’interno del gruppo. Questo contesto ristretto permette a ognuno di comunicare, di conquistare uno spazio personale di espressione e fornisce la possibilità di esercitare una partecipazione diretta alla vita comunitaria. Questi aspetti agevolano lo sviluppo del carattere dei/delle giovani, rendendoli/e capaci di acquisire progressivamente delle responsabilità e li/le educa all’indipendenza ed all’autonomia, alla lealtà, alla capacità di cooperare e di guidare. In questo processo l’adulto ha solo funzione di guida: infatti, rispettando la personalità del/della giovane, lo/la aiuta a scoprire le proprie possibilità e ad assumere responsabilità crescenti adeguate all’età ed alle possibilità del singolo.
I tre concetti di base del metodo scout sono realizzati concretamente attraverso Programmi Progressivi e Stimolanti.
Programmi: in quanto le attività proposte sono inserite in quadro programmatico che si basa su specifici obiettivi educativi.
Progressivi: il programma è ideato in modo da rispettare un graduale ed armonioso sviluppo del/della giovane. Ogni ragazzo/a è protagonista della propria crescita, si pone degli obiettivi per migliorare e viene accompagnato nel seguire le personali tappe.
Stimolanti: il programma propone attività varie, coinvolgenti, basate sugli interessi dei/delle giovani (Baden Powell ha coniato il motto “ask the boy”) senza tralasciare emozione ed avventura.
Gli scenari ideali per l’attività scout sono la natura e la vita all’aria aperta, che offrono contemporaneamente opportunità per attivare lo sviluppo fisico, lo sviluppo intellettuale, lo sviluppo sociale e quello spirituale. La vita a contatto con la natura favorisce anche lo sviluppo di una maturità comportamentale verso l’ambiente indispensabile per il futuro cittadino che lo scautismo educa, capace di affrontare il futuro nell’ottica dello sviluppo sostenibile.
Il fine dello scautismo è quello di favorire lo sviluppo del carattere dei giovani, rendendoli capaci di acquisire progressivamente responsabilità indipendenza, oltre che lealtà e capacità di cooperare, e di imparare a guidare la propria vita.
Nel CNGEI, il metodo scout si adatta alla crescita dei giovani nel rispetto delle loro esigenze, seguendo i bisogni delle tre fasce di età di riferimento: